Cultura e spettacolo

Cristiano De André raccoglie l’eredità di Faber

L’ultimo tour di Cristiano De André – unico vero erede del patrimonio musicale deandreiano – ispirato ai concept album di Faber, torna a smuovere le coscienze a vent’anni dalla scomparsa del suo autore (11 gennaio 1999). Dopo grandi performance collezionate nelle principali città italiane, Cristiano porterà il tour a Padova, il 29 novembre al Gran Teatro Geox.

Il tour di Cristiano

Nel tour Cristiano celebra gli indimenticabili brani del padre: “Fiume Sand Creek” e “Don Raffaè”, che hanno affrontato il tema della lotta per i diritti, e altre perle, come “Il pescatore”, contenute nei progetti discografici di grande successo “De André canta De André – Vol. 1” (2009), “De André canta De André – Vol. 2” (2010) e “De André canta De André – Vol. 3” (2017). La regia dello spettacolo, curata da Roberta Lena, è piena di sorprese, dai visual con immagini storiche, ai giochi di luce. Cristiano De André sul palco è accompagnato da Osvaldo Di Dio, Davide Pezzin, Davide Devito e Riccardo Di Paola.

Il ricordo di Faber

Racconta Cristiano De André «Dopo che avevo arrangiato l’ultimo concerto del 1998, Fabrizio mi chiese di portare avanti il suo messaggio e la sua memoria. Mi è parsa una bella cosa proseguire il suo lavoro caratterizzando l’eredità artistica con nuovi arrangiamenti, che possano esprimere la mia personalità musicale e allo stesso tempo donino un nuovo vestito alle opere, una mia impronta. Con questo tour voglio risvegliare le coscienze, mio padre diceva che noi cantanti portiamo un messaggio e in questo non posso che appoggiarlo». 

L’eredita di Cristiano, figlio del primo cantautore italiano autore di un concept album

«Io sono il bombarolo che dorme dentro me, io sono l’esaltazione del parossismo e delle sue declinazioni. Sono inferno, purgatorio e poche volte paradiso, io sono tutto questo adesso, nel duemila diciotto, tra poltrone e soliti livori, occhi che non dormono ma dormi-vegliano. Io sono un impiegato e per questo sono il terrorista di me stesso» scrive la giovane poetessa Ottavia Pojaghi Bettoni, a proposito della messa in scena di questo live.

Cristiano e Storia di un impiegato

Fabrizio De André recita in questo album la storia di una ribellione, sognata, tentata, fallita e, infine, paradossalmente riuscita. È la rivolta di un impiegato, simbolo della mediocrità della società borghese. Quella italiana degli anni ’70, in cui, affianco alla violenza degli estremismi terroristici, lo spirito rivoluzionario del ’68 andava perlopiù sopravvivendo in azioni anarchiche, individualiste e sempre irrimediabilmente sterili. Quello che De André ci presenta in questa opera è uno di questi di gesti, anarchico, individualista e anch’esso sterile, ma ricco di possibilità e passioni, e in tal modo vincente.

La storia dell’impiegato

Un impiegato ascolta, a distanza di cinque anni, una canzone del Maggio francese 1968, della grande rivolta collettiva nata nell’ambito studentesco e allargatasi a macchia d’olio nell’intera società occidentale. Una frase in particolare sembra echeggiare alle sue orecchie, “Per quanto voi vi crediate assolti / Siete lo stesso coinvolti”: è forse quel soggetto plurale cui il canto si rivolge, accusandolo di un’indifferente accondiscendenza al potere, a scatenare in lui una sensazione che ancora non riesce a spiegarsi totalmente, come un senso di responsabilità, come se quel voi travolgesse anche lui stesso. E anche oggi è di un’attualità impressionante. In fin dei conti come disse qualcuno “Faber non è il Bob Dylan italiano. È Bob Dylan ad essere il Faber inglese”. Il poeta che andrebbe insegnato a scuola vive ancora…

Pagina a cura ZedLive! in collaborazione con Gian Nicola Pittalis

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