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La meravigliosa fanciulla: Lyda Borelli in mostra a Palazzo Cini

Curiosa d’ogni nuova eleganza e d’ogni raffinato patimento: nel giardino perverso del tempo…si addormentò bellissima su prati ornati d’ogni artificio”. Così Sem Benelli descrive una famosa attrice, definendola “meravigliosa fanciulla”. E’ il suo commento ad un curioso referendum rivolto a letterati ed artisti, indetto dalla Rivista dei Teatri. Ecco la domanda: “qual è il vostro giudizio sulla bellezza di Lyda Borelli? Cosa pensate della sua arte?” Tra i blasonati intellettuali troviamo anche questa risposta: “c’è da perdere la testa quando Salomè è lei. Fu da allora che mi diedi all’absinthe, per dimenticarla”.

Chi era questa divina creatura? La mostra veneziana di Palazzo Cini a San Vio, la racconta sontuosamente, grazie ad una raffinata documentazione arricchita da splendide fotografie, dipinti dei più noti esponenti della Belle Époque, rari documenti d’archivio, stereoscopie su lastra di vetro, locandine. Una mostra che sorprende dato che il prezioso materiale rischiava di rimanere per sempre nell’oblio, ma scopriremo più avanti l’arcano.

Titolo eloquente: LYDA BORELLI  PRIMADONNA DEL NOVECENTO a cura di Maria Ida Biggi, direttrice dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Cini. Icona liberty di stile ed eleganza, Lyda Borelli rappresenta l’essenza dell’espressione teatrale, una carriera luminosa costellata da grandi successi in Italia e nel mondo.

Nasce nella provincia di La Spezia nel 1887, figlia d’arte, debutta giovanissima a soli quattordici anni diventando ben presto prima attrice e incantando pubblico e critica con un repertorio vastissimo: D’Annunzio, Oscar Wilde, Sardou, Carlo Goldoni.

Nel 1909 al teatro Valle di Roma, nei panni di Salomè, ottiene un  successo straordinario:”I romani non hanno voluto perdere l’occasione di vedere la più bella delle Lyde alle prese colla testa di San GiovanniLa Borellina è stata una Salomè splendidissima.

Nello stesso anno parte per una tournée trionfale in Sudamerica. Incarna un modello di donna emancipata grazie anche ai personaggi che porta sulla scena, diventa una musa del pensiero futurista, è tra le poche donne del tempo a comparire al volante di una automobile, ama l’ebbrezza del volo, madrina della jupe-culotte, prima forma di pantalone femminile. Donna bellissima, alta, sinuosa, lunghi capelli castano chiaro e grandi occhi scuri, paragonata spesso ad un Botticelli o alle donne del preraffaellita Dante Gabriele Rossetti. Seduce travolgendo gli uomini, donna da estintore diremmo oggi, come Marilyn Monroe in Niagara.

Recita con Eleonora Duse, incanta anche il pubblico femminile, ben presto il suo nome entra nel dizionario come neologismo, le sue pose plastiche inducono le donne ad imitarla, nasce così il borellismo. Raggiunge successi strepitosi anche sul grande schermo diventando antesignana dell’interpretazione del cinema muto, citata da Antonio Gramsci come simbolo del divismo cinematografico.

Donna intelligente e colta, riceve copiose lettere e dediche dai grandi della cultura e dell’arte. Spicca nella mostra, un volume del Corano a lei dedicato con una appassionante iscrizione: “Alla sultana delle sultane, che vuol liberare tutto l’Islam”.

Eppure questa magica donna all’apice del successo, confessa che se trovasse l’amore, sarebbe pronta a lasciare il teatro e il cinema. E così sarà.

Un bel giorno Lyda incontra l’uomo della sua vita, il conte Vittorio Cini che sposerà nel 1918, abbandonando per sempre le scene.

Cini acquista tutti i film e i documenti dell’amatissima moglie facendoli sparire. Racconta Giovanni Alliata, della Fondazione Giorgio Cini, nipote di Lyda, che in famiglia non si parlava assolutamente della sua attività artistica. Il ricordo personale è quello di un bimbo di 5 anni nel carrozzino a spasso con la nonna sull’Appia Antica, una nonna dolcissima che amava moltissimo i fiori.

Dall’unione di Lyda con Vittorio Cini nascono quattro figli: Giorgio, Mynna, Yana e Ylda. Giorgio scompare tragicamente poco più che trentenne in un incidente aereo, a lui la Fondazione Cini è intitolata.

Davvero un privilegio visitare questa mostra veneziana, nel palazzo che fu la dimora di Lyda dopo il matrimonio, ricco di opere d’arte inestimabili. La storia della Borelli, definita da Matilde Serao: ”l’incantesimo di una creatura perfetta”, è prodigiosa anche nel ritrovamento dei documenti che la riguardano, vero “coup de théâtre”. Dopo molti anni la nipote Domizia Alliata trova nel seminterrato della casa romana, decine di scatoloni pieni di materiale e ricordi famigliari. Tra i reperti, saltano fuori immagini della nonna famosa, decine di lettere autografe di Guido Gozzano, Gabriele D’Annunzio, Ada Negri, Matilde Serao, una miniera di informazioni che doveva essere mostrata al grande pubblico.

Questa la genesi di una mostra da non perdere, inauguratasi il primo settembre in concomitanza con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e visitabile fino al 15 novembre.

L’esposizione è stata richiesta a Buenos Aires città dove Lyda era molto nota ed acclamata.

Tornando al referendum sulla bellezza della Borelli, risulta degno di attenzione alla luce degli eventi futuri, un commento  apparso sempre sulla Rivista dei Teatri: “Una splendida farfalla, dalle ali d’oro; una farfalla che tutti bramerebbero cogliere, ma che non si lascia acchiappare”.

Elisabetta Pasquettin

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