Veneto

Galan, oltre 12 milioni di euro sequestrati per riciclaggio estero

Operazione della Guardia di Finanza sulle tangenti Mose scopre e sequestra 12 milioni a Galan. Ora accusato di riciclaggio estero. Con lui altri seiindagati tra cui due commercialisti padovani.

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Il sequestro

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Un sequestro di 12,3 milioni di euro eseguito dalla Polizia economico finanziaria di Venezia, su ordine del Gip di Venezia. Questo nell’ambito di un’indagine per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Il tutto riguarda il reinvestimento all’estero delle tangenti incassate dall’ex presidente del Veneto, nonché mente dello scandalo, Giancarlo Galan. L’indagine coinvolge sei persone tra cui due commercialisti padovani nel ruolo di prestanome, Christian e Guido Penso dello studio PVP.

L’inchiesta

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I finanzieri del Nucleo di polizia di Venezia hanno eseguito un provvedimento del gip presso il Tribunale di Venezia. E’ stato disposto il sequestro di 12 milioni e 335 mila euro. Profitto dei reati di riciclaggio internazionale nonché di esercizio abusivo dell’attività finanziaria commessi, a vario titolo, da sei persone indagate.

Il provvedimento

Il provvedimento è arrivato all’esito delle indagini di polizia giudiziaria dirette dalla Procura della Repubblica di Venezia. Riguardano il reinvestimento all’estero dei proventi della corruzione realizzata da Giancarlo Galan nell’ambito della costruzione del Mose nonché il loro trasferimento all’estero.

Il colonnello Gianluca Campana, comandante del nucleo di polizia tributaria di Venezia

Gli accertamenti

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Le indagini tecniche hanno consentito di accertare che tra il 2008 ed il 2015 i due commercialisti padovani Penso avevano garantito, tramite il loro studio professionale, l’intestazione fiduciaria di quote di una società veneziana. Dalle indagini sul Mose era risultata quindi riconducibile a Giancarlo Galan.

I conti esteri

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Inoltre, i professionisti avevano messo a disposizione conti correnti in territorio elvetico, intestati a società di Panama e delle Bahamas e gestiti da due fiduciari svizzeri. Le somme erano quindi trasferite su un conto corrente presso una banca di Zagabria. Il conto era intestato alla moglie di un terzo professionista del medesimo studio padovano: Alessandra Farina nonché moglie di Paolo Venuti.

A.C.M.

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