Roma, 20 ott. (askanews) - Ci siamo illusi che la pandemia quest'estate fosse (quasi) superata, ma l'esplosione del numero di contagi in Italia nell'ultima settimana ci ha rimesso di fronte alla dura realtà. La capacità di tracciamento sul territorio è ormai saltata, la app Immuni non funziona con numeri così alti e alle misure del Dpcm, se mai funzioneranno, deve seguire un piano nazionale di sorveglianza e prevenzione, altrimenti "non ne usciamo". Parole del professor Andrea Crisanti, a capo del dipartimento di Medicina molecolare dell'Università di Padova e padre dello studio sugli abitanti di Vo', che ha permesso di conoscere meglio il virus.
In un'intervista via Skype con askanews, il professore si è augurato che le nuove misure adottate con il Dpcm del 18 ottobre funzionino e portino a far calare i contagi. Ma non basta, perché ciò che manca - mentre siamo arrivati a 10-12.000 contagi giornalieri - è una strategia a lungo termine:
"Il problema non è abbassare i livelli di trasmissione, perché guardi, si mette l'Italia intera in lockdown per 4 settimane e si abbassano, ma il problema non è abbassarli, ma tenerli bassi, altrimenti ritorniamo al punto di partenza, questo è il problema dell'Italia. Le misure del Dpcm speriamo funzionino, il problema non sono le misure, il problema è che cosa viene dopo".
Dopo che il "piano Crisanti" da 300-400mila tamponi al giorno di cui si era parlato ad agosto è rimasto lettera morta, il microbiologo, che i negazionisti cominciano a chiamare con disprezzo "zanzarologo" per i suoi studi sulle zanzare geneticamente modificate, propone un piano nazionale, fatto di prevenzione e sorveglianza attiva:
"Manca una strategia di sorveglianza attiva e di prevenzione, che sono due cose diverse. Le faccio un esempio di prevenzione e uno di sorveglianza attiva: un esempio di prevezione è quello di controllare se una persona che entra in un ambiente protetto non sia infetto. Faccio un esempio: vogliamo verificare che i parenti degli ospiti delle case di riposo per anziani non siano infette. Come puoi farlo? In questo momento non abbiamo la possibilità di farlo. Un'ipotesi è quella di fare il tampone il giorno prima, di stare in isolamento il giorno prima, vieni e se sei negativo vieni ammesso. Sistemi di questo genere sono utilizzati in tantissimi studi televisivi, in tantissime società: se vuoi entrare devi dimostrare che il giorno prima eri negativo al tampone. Queste sono misure di prevenzione, che creano una barriera tra un'ambiente protetto e l'esterno", ha spiegato.
"La sorveglianza attiva è un'altra cosa: è quella serie di processi che permettono, a partire da una persona infetta, sintomatica o asintomatica, di ricostruire la catena dei contagi. Questo si può fare per contact tracing, ma il contact tracing è molto inefficace perché richiede una quantità di personale e una logistica incredibile. Un modo più efficiente è quello di fare il 'network testing': io mi immagino, che tutti quanti noi viviamo in uno spazio di interazioni, fatto di vari piani - la scuola, gli amici, il lavoro, i vicini di casa, i parenti - che hanno interazioni sia orizzontali, che verticali. All'interno di questo spazio c'è sicuramente chi mi ha passato l'infezione e all'interno di questo spazio ci sono sicuramente persone che io ho contagiato. Se noi questo spazio lo saturiamo con dei test, praticamente interrompiamo la catena di trasmissione", ha aggiunto ancora Crisanti.
Il suo modello ispiratore è probabilmente la Cina, dove per 5 contagi si è arrivati a testare una città di 11 milioni di abitanti, ma anche Taiwan, Singapore o la Nuova Zelanda, dove si è contenuto il virus anche a colpi di vaccino anti-influenzale e mascherine. Perché dice "è da vigliacchi" paragonare l'Italia alla Francia, alla Spagna o al Regno Unito, dove la situazione è peggiore, bisogna guardare a chi è riuscito a vincere il virus e seguire il loro esempio.
Meglio infettarsi ora, con la copertura del vaccino? “Esatto”. Il professor Andrea Crisanti analizza il quadro covid in Italia oggi. “La curva sta calando perché le persone o si sono vaccinate o si sono infettate recentemente. La protezione dura poco, più aspettiamo e meno facciamo gli interessi delgi italiani. Se ci si reinfetta ora, siamo protetti. Se aspettiamo mesi, la popolazione sarà nuovamente non protetta”, spiega Crisanti. “Ora è il momento di togliere le restrizioni”, ribadisce il microbiologo.
Il green pass
“Non capisco come non venga compreso un ragionamento così semplice. La curva non cala per il Green pass, che non blocca la trasmissione: 3 settimane avevamo il Green pass e avevamo 250mila contagi. In autunno, se c’è un problema bisogna rivaccinare le persone. Il Green pass non è un tema scientifico, è un tema politico”, prosegue, suggerendo di osservare cosa accade in Inghilterra.
Inghilterra
“Lo stato endemico non significa che sia finito tutto, significa che si raggiunge un equilibrio tra la capacità del virus di infettare e la capacità del virus di bloccarlo. In Inghilterra ci sono 40mila casi al giorno e 100-120 morti al giorno: questa è una situazione di endemia”, dice..