Editoriale

Minacce al Sestante? Noi rispondiamo con la libertà di stampa!

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 3 maggio Giornata mondiale della libertà di stampa, per evidenziarne l’importanza e ricordare ai governi il loro dovere di sostenere e far rispettare la libertà di parola sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.

Il segretario generale

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “Non vi sono soltanto gli assassini e i rapimenti, gli arresti e le persecuzioni di giornalisti al centro della giornata della libertà e dell’informazione. Accanto al ricordo delle colleghe e dei colleghi scomparsi, ci deve essere una seria riflessione sui tentativi di condizionare l’informazione, di ridurne la qualità, di renderla funzionale soprattutto alle esigenze del marketing e della pubblicità.

La nostra libertà

Ecco da qui noi del Sestantenews partiamo. La libertà di parola, di esprimere le nostre idee e di non adeguarle alle esigenze di marketing e pubblicità né tanto meno, considerando che siamo in piene campagne elettorali, per uno o per un altro candidato.

La nostra storia

Il Sestantenews nasce oltre due anni fa per dare voce a chi voce non la trovava nei classici quotidiani, meritandosi onorificenze e premi e vedendo crescere sempre di più i suoi lettori. Merito di una redazione che non ha mai accettato compromessi, composta da professionisti integerrimi nessuno dei quali ha una tessera elettorale in tasca. La nostra indipendenza è un vanto che portiamo cucito come uno scudetto.

Un esempio

Se pensiamo a quanto accade in questi giorni tra Israele e Hamas, le notizie che arrivano in ritardo (basta pensare alla libertà di espressione in zone come l’Azerbaigian o altri paesi non ultimo il Venezuela) allora siamo orgogliosi quando ci scrivono che un nostro articolo è di parte o ci minaccia di querele e denunce. Non vi piace un nostro articolo? Non leggetelo, non pubblicatelo nei vostri gruppi ma non accusateci di essere di parte o le querele le faremo scattare noi!

Il nostro dovere e la nostra etica

Come giornale non siamo tenuti alla “par condicio”. Per fortuna non dobbiamo sottostare a queste assurde regole come accade in televisione ma diamo spazi a tutti e a tutto. Non siamo tenuti a firmare tutti gli articoli soprattutto se si tratta di “pastoni” ossia di un unico pezzo formato da tanti comunicati stampa. Abbiamo il segreto professionale per cui MAI e ripeto MAI forniremo i nomi di chi ha firmato con una sigla o dietro pseudonimo. Ha solo fatto il suo lavoro e lo ha fatto bene. Dietro quel singolo giornalista c’è poi chi cura le foto, i titolisti, ognuno ha un suo compito diverso dallo scrivere.

La nostra deontologia

E per chi ci accusa di essere di parte o scrivere sotto dettatura di un qualsiasi ufficio stampa o candidato o dare solo le notizie che vogliamo, beh, allora non c’è nemmeno bisogno di rispondere. Rispettiamo tutti i lettori ma vogliamo che gli stessi rispettino il nostro lavoro e la nostra professionalità. Ai tanti che ci hanno minacciato, scritto, intimidito dico solo questo. Se volete replicare il Sestante ha la rubrica “lettere al direttore” e se un lettore chiede l’anonimato noi lo garantiamo. Basta che sia corretto e non volgare o minaccioso.

La storia insegna

Sotto il fascismo si potevano solo riportare le “veline” del Minculpop ossia il Ministero della Cultura Popolare che riportava solo notizie positive anche a guerra persa. In Russia c’era la Pravda e si poteva scrivere solo positivamente del regime. Chi non lo faceva, da una parte o dall’altra, “scompariva”. Come accadeva in Argentina o in Cile con Videla e Pinochet con tanti nostri colleghi torturati e assassinati solo perchè esprimevano la loro voce.

L’Articolo 21

Siamo in Italia, per fortuna, e vige la democrazia. La nostra costituzione nell’articolo 21 dice: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».

Conclusioni

E con questo credo di aver detto tutto. Viva la libertà di espressione e viva il lavoro di giornalista!

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