Veneto

In Veneto 30 mila dosi di anticorpi monoclonali

rentamila dosi di anticorpi monoclonali della casa farmaceutica Roche. Arriveranno in Veneto, entro le prossime due settimane. Una cura sperimentale, certo, ma che sarà disponibile per tutti i pazienti selezionati dai medici di medicina generali e dalle Usca. L’obiettivo è somministrarne almeno 20 dosi al giorno, sette giorni su sette. E non solo per chi presenta fattori di rischio, l’obiettivo è somministrarlo – in Veneto –  anche a chi non è a rischio, con l’obiettivo di spezzare anche la catena dei contagi.

Il progetto

A presentare il progetto è Evelina Tacconelli, professore ordinario dell’Università di Verona e direttore dell’Unità operativa di malattie Infettive di Verona. Entro 2 settimane si attendono in Veneto 30mila fiale di anticorpi monoclonali di Roche che si aggiungono alle 200 fiale Lilly già consegnate alle strutture sanitarie della regione.

Le scorte

«Siamo con la Germania l’unico paese ad avere approvato gli anticorpi monoclonali per le cure. Se riusciamo a darli entro i primi 4-5 giorni dall’esordio dei sintomi, diamo una grande possibilità ai pazienti di non essere ospedalizzati. A Verona ci siamo organizzati rapidamente: i medici di base ci possono contattare 24 ore su 24 ore e facciamo la terapia ai pazienti. «Credo che le dosi saranno sufficienti per le esigenze di cura della Regione – ha detto Tacconelli – nel frattempo stiamo lavorando a raccogliere tutti i dati necessari per lo studio degli effetti della terapia su un numero ampio di casi»

La somministrazione dell’anticorpo monoclonale dura un’ora

E poi il paziente rimane in osservazione per un’ora. Poi entro quattro settimane il medico chiude la cartella e ci comunica come è andata la terapia». Martedì in ospedale a Verona la terapia monoclonale è stata somministrata ai due primi pazienti, un uomo di 55 anni e uno di 65.  Tacconelli non nasconde che l’arrivo degli anticorpi monoclonali in Veneto rappresentano, insieme alla vaccinazione, una carta vincente contro il Covid: “Questa ondata è diversa perché nelle Rsa i soggetti sono stati vaccinati. Ci sono meno soggetti a rischio che possono andare incontro alla malattia. Se tutto questo viene fatto in modo ottimale, noi con l’estate potremmo chiudere quasi completamente il Covid, anche se qualche posto nelle malattie infettive dovremo tenerli. Guardiamo a chi sta meglio: in Cina non ci sono più casi. Dicembre è stato un incubo, il mese peggiore della mia vita, ma ora io la vedo la fine del tunnel” “E’ la prima volta dal 21 febbraio 2020 che utilizzo la parola ottimismo: se continua la vaccinazione, manteniamo ancora per un po’ il distanziamento, se possiamo usare gli anticorpi monoclonali, se possiamo continuare a sperimentare i farmaci e questi, come sembra, danno i risultati sperati, a ottobre avremo ancora dei piccoli cluster, ma non sarà più la situazione di emergenza che abbiamo adesso”

A chi

“I monoclonali potranno essere somministrati a tutti i pazienti con più di 12 anni  di età con almeno un sintomo e un fattore di rischio: dialisi, diabete scompensato, immunodeficienza primaria o acquisita, obesità: chiunque di questi pazienti può accedere alla cura con anticorpo monoclonale” Ma c’è di più: il Veneto vuole avviare una sperimentazione dei monoclonali su chi non ha fattore di rischio per spezzare la catena di trasmissione

Come fare

«Bisogna essere quanto più precoci possibile nella somministrazione, 4-5 giorni. A Verona, con un grande lavoro di squadra, ci siamo organizzati creando una rete con i medici di medicina generale, abbiamo creato delle schede on line, condivise con le Uls». «Il medico che individua il paziente deve sottoporlo ad un tampone molecolare, o un rapido di terza generazione, poi ci contatta, 24 ore su 24, attraverso la scheda on line; noi chiamiamo il paziente e facciamo rapidamente la terapie». «I primi due pazienti ai quali abbiamo fatto le infusioni erano quasi emozionati , erano contenti di fare la terapia. La somministrazione dura un’ora, teniamo il paziente in osservazione una ulteriore or,a e poi va a casa». L’accordo con il medico, e questo verrà esteso .n tutto il Veneto, è che nelle successive 4 settimane il paziente viene monitorato , in contatto con noi, dopodichè la cartella viene chiusa, e si comunica ad Aifa che tutto è andato bene» 

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