Veneto

Altre regioni a rischio zona arancione

Mentre il ministero della Salute valuta se lasciare libertà di scelta agli over 55 che dovranno vaccinarsi con AstraZeneca, le varianti continuano a spaventare gli scienziati ma per ora l’Italia resta più gialla che arancione. Con la novità assoluta della Valle d’Aosta, prima regione che a fine settimana potrebbe varcare la porta dell’Eden della fascia bianca, quella dove tutto riapre, forse anche lo sci. Ieri sera molte regioni hanno finito di elaborare i valori dell’Rt che da oggi finiranno sul tavolo degli esperti dell’Iss. Al momento a serio rischio di passaggio dalla fascia gialla a quella arancione dove bar e ristoranti sono sempre chiusi sono solamente Emilia Romagna e Marche, dove del resto già la provincia di Ancona è in semi-lockdown. Le due regioni si aggiungerebbero così a Liguria, Toscana, Abruzzo, Trentino, Alto Adige e Umbria, già colorate di arancio. Contrariamente alle previsioni Lombardia (che resta però in bilico), Piemonte e Friuli mantengono invece il loro Rt sotto quota uno e salvo sorprese non dovrebbero subire declassamenti con il monitoraggio settimanale di domani.

Cosa dirà Speranza

Salvo niet del ministro della Salute, Roberto Speranza, potranno invece alzare i calici gli abitanti della Valle d’Aosta e i piemontesi che hanno la seconda casa nella Vallèe. Nella regione si stavano facendo i conti e alla fine è venuto fuori che per la terza settimana consecutiva i contagi sono sotto la soglia di 50 ogni 100mila abitanti, parametro che unito al profilo complessivo di rischio basso, del quale si è fregiata la Valle da due settimane, consente l’ingresso nella fascia bianca istituita dall’ultimo dpcm. Che in questo caso prevede vengano sospesi divieti e chiusure. Quindi nella piccola regione potranno riaprire cinema e teatri, palestre e piscine e quant’altro chiuso oramai da novembre. Forse persino gli impianti di risalita, che la regione sta pensando di riattivare, perché la contestata ordinanza last minute di Speranza che ne proroga lo stop fino al 5 marzo fa rifermento al divieto del Dpcm, che entrando in zona bianca verrebbe a decadere. Perché tutto questo accada servirà un’ordinanza del ministro che ratifichi il passaggio di fascia decretato dal monitoraggio. Altrimenti è facile si vada a un nuovo braccio di ferro con la regione, che dal 4 dicembre al 17 gennaio ha vissuto nell’inferno della fascia rossa. Un mezzo miracolo figlio del modello Valle d’Aosta, dicono in regione: tanti tamponi e screening mirati nelle scuole, tra gli operatori sanitari e le micro-comunità, ora tutte covid-free. Anche se il suo lo avrà fatto sicuramente anche il lungo lockdown.

Le zone rosse

E con le zone rosse governo e regioni tentano di arginare anche l’avanzata delle più contagiose varianti, in grado di spingere verso l’alto la curva epidemica, che da settimane passeggia sul plateau. Un altipiano d’alta quota però, visto che ancora ieri i contagi erano 12.074 e i morti 369. Numeri che ci metterebbero poco a generare una terza ondata con un Rt in salita sopra il livello di guardia di uno. Lo sanno gli scienziati di Iss e Cts come lo ha capito bene il Governo, che ragiona su un cambio di passo del monitoraggio, rilevando i 21 parametri non più a livello regionale ma di singole province, in modo da far scattare automaticamente le zone rosse senza lasciare margini di discrezionalità ai governatori. Intanto ieri sera un vertice tra ministero della salute, Cts e Arcuri ha discusso su come tradurre in fatti l’invito di Draghi a fare presto sui vaccini. Primo nodo da sciogliere l’utilizzo del vaccino di AstraZeneca.

L’Aifa

Gli uomini del ministero della Salute non hanno nascosto la loro irritazione per l’atteggiamento ondivago dell’Aifa, che prima ha autorizzato l’antidoto di Oxford solo per gli under 55 sani ed ora ha invece dato il via libera anche per le persone tra i 55 e i 65 anni senza le malattie a rischio elencate dal piano vaccini. «Così abbiamo finito per inculcare l’idea che il vaccino non sia utile», è il parere espresso di uno dei dirigenti ministeriali. Per questo si pensa ora di lasciare agli over 55 libertà di scelta, fermo restando che chi rifiuta oggi Astrazeneca dovrà mettersi in coda per farsi inoculare poi un altro antidoto. Smontate le primule di Arcuri bisognerà poi individuare gli spazi alternativi per somministrare i vaccini. Compito che spetterà al commissario dove le regioni non abbiano provveduto da se.

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