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Emozioni di corsa

Quando la corsa diventa la vita

Italo Calvino, appassionato di corsa, ne scriveva così: «Anche questo è un vantaggio del correre rispetto agli altri sport: ognuno va per conto suo e non ha da rendere conto agli altri». Ma è vero anche che chi ama il running, così come lo ama il giornalista Giancarlo Noviello, non può fare a meno di confrontarsi con chi ha fatto di questa disciplina uno stile di vita e, perché no, a volte anche un mestiere. Nel suo libro “Emozioni di corsa” (Panda edizioni, 19,90 euro) Noviello fa proprio questo: intervista quaranta fra atleti professionisti e chi sta loro accanto, come i medici nutrizionisti e dello sport, i fisioterapisti e gli osteopati. Da Gelindo Bordin, corridore vicentino protagonista nel 1988 dell’Olimpiade di Seul, dove letteralmente ammutolì il pubblico superando il gibutiano Saleh al 40° chilometro e vincendo, primo italiano al mondo, una maratona olimpica; a Manuela Levorato, due volte medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Atletica Leggera, che ricorda come sua impresa più grande quella di essere riuscita a far costruire una pista di atletica nella sua cittadina natale, Dolo; passando per il padovano Ruggero Pertile, vincitore delle maratone di Roma (2004), Padova (2006), Torino (2010) e Cividale (2013), che chiosa: «I sacrifici sono all’ordine di giorno e la fatica fa parte di ogni atleta di successo». Chi corre, inutile sottolinearlo, già lo sa. E, dal runner della domenica a chi invece pratica tutti i giorni con qualsiasi tempo e senza mai scuse, il sogno di una vita è quello di finire una maratona. Fra le dieci più belle, secondo l’autore, le classiche di New York, Venezia e Praga. 42,195 chilometri di fatica, sudore e gioia: quella semplice e leggera della corsa.

Gian Nicola Pittalis

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