Veneto

Il V-Day è arrivato

È il giorno che tutti aspettavano da quasi un anno: il vaccino è arrivato, le prime dosi sono state somministrate e la più grande preoccupazione è ora non deludere le aspettative. Il “giorno del vaccino” inizia alle 7. 20 del mattino. La primula scelta dal governo per la campagna spunta ovunque dietro alle telecamere che riprendono le prime iniezioni allo Spallanzani di Roma e a fine giornata sono 9. 750 le dosi distribuite in giro per l’Italia da 5 aerei e 60 veicoli militari. «L’Italia si risveglia – dice il premier Giuseppe Conte – questa data ci rimarrà per sempre impressa».

Tenere alta la guardia

È una cerimonia vera e propria, una celebrazione che qualcuno teme addirittura possa dare il messaggio – sbagliato – che ormai il peggio è alle spalle. Non a caso tutti accompagnano le dichiarazioni di plauso agli inviti alla prudenza, a cominciare dal ministro della Salute Roberto Speranza: «Oggi non abbiamo risolto tutti i problemi che sono ancora grandi, ma finalmente vediamo la luce». Poi di nuovo il richiamo: «Questo è il primo passo ma non la fine dell’incubo». Parole simili a quelle del segretario Pd Nicola Zingaretti: «Bisogna dire la verità, la campagna di massa ci sarà tra alcuni mesi». Perché, appunto, ci vorrà quasi tutto l 2021 prima di poter arrivare a quella «immunità di gregge» che dovrebbe permettere un ritorno alla normalità.

Dovremo aspettare ancora un po’

Difficilmente prima dell’autunno si potranno vaccinare quei quaranta milioni di italiani che rappresentano la soglia di sicurezza, e «prima di allora saremo ancora vulnerabili e quindi dovremo continuare a seguire le regole con responsabilità. È una svolta, ma non è la fine. È l’inizio della fine». Concetto che sottolinea anche il commissario Domenico Arcuri: «Dobbiamo rimanere cauti, pazienti e responsabili. La battaglia è ancora molto lunga, non dobbiamo illuderci che tutto sia finito, ma c’è finalmente un vaccino. Oggi è una bella giornata dobbiamo essere grati alla scienza e chiediamo a tutti i cittadini di essere responsabili». Le somministrazioni sono iniziate in tutto il Paese, anche se appunto con il contagocce. Per ora si comincia con gli operatori sanitari e con gli ospiti delle Rsa, persone particolarmente a rischio. A Codogno l’emozione è forte, l’ospedale è quello dove venne accertato il primo caso ufficiale di Coronavirus, quel Mattia Maestri che per settimane aveva combattuto l’infezione in terapia intensiva. Tra i primi a ricevere l’iniezione c’è Lucia Premoli, una delle infermiere che prestò assistenza a Mattia.

Prudenza

Attilio Fontana, presidente della Lombardia ripete l’invito alla prudenza: «Non è l’inizio del liberi tutti, ma ci fa guardare con più speranza al futuro». Al Piemonte per ora toccano 910 dosi, e il primo a sottoporsi all’iniezione è l’infettivologo Giovanni Perri. In Emilia Romagna le somministrazioni sono 975, riservate a medici e infermieri. In Puglia l’antidoto viene iniettato anche a Maria Caldarulo, 94 anni, ospite di una Rsa: «Oggi sono molto felice». Ma, appunto, adesso il problema è andare avanti senza intoppi, come dice il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini: «Dobbiamo pretendere che i tempi siano rispettati».

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