Veneto

Zaia contro la pandemia

La curva dei contagi sta leggermente calando anche in Veneto, ma non è proprio il caso di coltivare illusioni: «Fino ad aprile non la sfangheremo». I reparti degli ospedali sono entrati nella fase 5 con 2.529 posti letto occupati sui 6.000 destinati a pazienti Covid. Va un po’ meglio con le terapie intensive, con 324 ricoveri sui 1016 disponibili. Dopo aver sospeso tutti gli interventi programmati ora si entra solo per le emergenze. Il politraumatismo da incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro non danno tregua, alla pari di infarti e ictus. Altro che cenone di Natale e vacanze sulla neve, la pandemia segnerà il cammino fino a Pasqua. Con la speranza che il vaccino faccia il suo effetto, ma per acquisire l’immunità di gregge bisogna raggiungere il 70% della popolazione, 42 milioni di italiani.

Traguardo impossibile?

Lo sforzo organizzativo sarà immane. A invitare alla massima cautela non è il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità ma Luca Zaia. una guerra con 3500 vittime. «Questa pandemia è come una guerra, non sentiamo il rumore delle bombe e non vediamo i morti per strada ma 3.500 morti non sono nulla. E smettetela di dire che dovevano morire lo stesso perché erano anziani. Ci vuole rispetto per la vita, per le persone e per chi fa di tutto per salvare i malati. I medici e gli infermieri vanno rispettati: in queste settimane se ne stanno andando i vecchi che hanno fatto grande l’Italia del boom economico del dopoguerra», ha detto il governatore del Veneto che ha fatto in diretta gli auguri a Domenico Michielet di Conegliano per i suoi 100 anni. «La stagione non porta bene, questa è una variante dell’influenza per cui non abbiamo il vaccino. Andremo sulle montagne russe, c’è speranza nel vaccino e nella buona stagione. Finire la vaccinazione a fine 2021, come dice Fauci dall’America, sarebbe il massimo», ha concluso il presidente nel suo “sermone” al tg web.

Rosso?

Il bollettino di giornata regala l’amara sorpresa della fase 5 di massimo allarme per i ricoveri nelle province di Venezia, Treviso, Belluno, Verona e Vicenza mentre Padova e Rovigo reggono meglio e non sono ancora entrate nella fascia rossa. Zaia non anticipa i piani di riorganizzazione, precisa che per le terapie intensive «siamo in fase 4 e stiamo utilizzando bene gli ospedali di comunità» Caso a parte è Rovigo dove il tasso dei contagi è tra i più bassi d’Italia. «Stiamo attraversando una fase importante dove 2. 853 posti letto occupati valgono cinque grandi ospedali. La coperta del personale è corta: molti sono precari, arrivano dalle cooperative e da enti territoriali che hanno condizioni contrattuali diverse» ha spiegato il presidente.

La scuola

Se la pandemia non darà tregua fino ad aprile, che senso ha discutere della riapertura delle scuole dal 9 dicembre, come vorrebbe la ministra Azzolina? Zaia è categorico: «Non so se che questa ipotesi sia fondata, mi pare una leggenda metropolitana. Qualcuno ci dica la verità. Per le Regioni c’è il problema dei trasporti che coinvolge la scuola, la sanità, la protezione civile. Vorremmo capire cosa succede con il Dpcm del 3 dicembre e ho chiesto al ministro Boccia di avviare subito il confronto con il governo Conte per evitare sorprese dell’ultimo minuto». Per evitare brutte sorprese l’assessore Elisa De Berti ieri ha già convocato il tavolo con le aziende di trasporto pubblico: i ragazzi delle superiori vogliono tornare in classe con la massima sicurezza. Quando? Il braccio di ferro con la Azzolina è appena iniziato.

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