Veneto

25KMZero? Magari!

Lo scorrere del tempo cambia gli oggetti e le persone, ma a volte cambia persino il significato delle parole. Fino a pochi anni fa, quando sentivamo parlare di “km zero” potevamo pensare a una cosa sola: automobili già immatricolate presso il concessionario e disponibili in pronta consegna ad un prezzo conveniente. Oggi, la stessa identica definizione “km zero” ha tutta un’altra accezione, riferendosi principalmente alla vendita di prodotti agricoli effettuata in luoghi il più possibile vicini alle zone nelle quali questi prodotti vengono raccolti. Se ci pensiamo bene, un totale ribaltamento di senso.

Dalla formula accattivante per vendere automobili e quindi, conseguentemente, emettere nuova CO2 nell’atmosfera, all’idea di ridurre l’impatto ambientale che lo spostamento e il trasporto su gomma delle merci comporta, in particolare l’emissione di anidride carbonica che va ad incrementare il livello d’inquinamento. Dietro al termine “km zero” – mutuato dall’accordo internazionale di Kyoto, con cui i Paesi sottoscrittori si sono impegnati a ridurre le quantità di gas ad effetto serra che riscaldano il clima terrestre – c’è dunque la proposta di un diverso stile di vita.

Ed è stata proprio il Veneto, con la legge n. 7 del 25 luglio 2008, la prima regione a livello nazionale a mettere l’attenzione sul tema, dando il via ad azioni di informazione e sensibilizzazione sul concetto dei “chilometri zero”. Sulla spinta di quella legge Coldiretti Veneto, l’organizzazione delle imprese che operano in agricoltura e nell’agroalimentare, ha promosso la valorizzazione delle produzioni agricole regionali, per favorire il consumo e la commercializzazione dei prodotti stagionali del territorio e garantire ai consumatori una maggiore trasparenza dei prezzi e un’adeguata informazione sull’origine e le specificità dei prodotti.

Così sono nati i mercatini agricoli locali dove le tipicità vengono vendute senza intermediazioni, niente imballaggio e nessun costo di conservazione. Così è nato un circuito di ristoratori impegnati a servire “menù a km zero”, ovvero ricette realizzate con ingredienti provenienti dalle campagne circostanti.

E siccome l’appetito vien mangiando, lancio qui una modestissima proposta: perché non realizzare lungo tutta la Riviera del Brenta, da Noventa Padovana a Fusina, un percorso “25KMZERO” per scoprire e degustare le specialità enogastronomiche locali, magari muovendosi con bici e scooter elettrici? Magari!

 

Massimo Mescalchin

Tag
Mostra altro

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close
Close