
Autonomia… per capirlo, partiamo da lontano:
Analogie tra l’Europa / l’Italia di questi giorni e l’Impero Romano
Partiamo dalla fine; quali sono state le principali cause della caduta dell’impero Romano?
In ordine sparso: Migrazioni barbariche, pestilenze, guerre civili, inflazione, rigidità sociale, pressione burocratica, pressione fiscale, crisi demografica, cristianesimo, barbari nell’esercito, decadenza delle città negli usi e nei costumi, decadenza del senso civico, caduta dei valori, perdita delle provincie ( su questo punto mi soffermerò più avanti ).
Ora mi chiedo, quanti tra gli elementi qui elencati possono essere comparati ai giorni nostri?
Tutti!
La morale ai giorni nostri è meramente un aggettivo privo di significato, la stessa chiesa, al “passo” con i tempi si sta rendendo sempre più “libertina” ( non liberale ), i migranti che poi in realtà trattasi di clandestini, sono prelevati dalle loro terre per meri interessi economici di poche lobby spregiudicate che guardano solo al loro interesse a breve termine senza dare peso alcuno alle conseguenze socio economiche che questi portano, la burocrazia è un fardello sempre più insostenibile, la pressione fiscale in Italia tra diretta ed indiretta è oltre al 70 % rendendo di fatto quasi controproducente produrre, la crisi demografica è sotto gli occhi di tutti e lo stato non fa nulla per invertire la tendenza, non ci sono incentivazioni alle nascite, non c’è sostegno alle famiglie, vi sono casi di malattie epidemiologiche scomparse da lustri nelle nostre terre, malattie che inevitabilmente arrivano con i clandestini.
Veniamo alla perdita delle provincie:
Oggi movimenti socio-politici-popolari, dal “sapore” identitario nascono crescono e si sviluppano sempre di più in Europa, ci sono gli Inglesi che attraverso un referendum hanno decretato la Brexit, nella stessa Gran Bretagna ci sono gli scozzesi che perseguono l’indipendenza della Scozia i quali hanno perso un Referendum per un misero 3%, ma sono già pronti a riprovarci, ci sono poi gli Irlandesi del Nord la Cornovaglia ed il Galles, in Spagna ci sono i Catalani, i Baschi, la Galizia, l’Andalusia ed anche le Canarie che vogliono staccarsi “dall’odiata monarchia” quindi ancora: le Fiandre, la Corsica, la Bretagna fino ad arrivare alla Baviera del Beyernpartei.
«Il mio sogno è diventare ministro degli Esteri della Baviera; questo significherebbe che il mio obiettivo politico è stato raggiunto», spiegava poco tempo fa Florian Weber, presidente di un piccolo partito che dalla fondazione, nel 1946, si batte per lo sganciamento della regione del sud.
Non dimentichiamoci poi l’Europa dell’est!
In Serbia è ancora aperta la ferita del Kosovo, indipendente dal 2008, ma non riconosciuto da tutti i paesi dell’Unione europea (e tra questi c’è la Spagna).
C’è decisamente il “caso” ucraino con la Crimea.
Sono agguerriti pure i separatisti della Transnistria, la regione della Moldavia che ha dichiarato unilateralmente la sua indipendenza dopo una guerra lampo agli inizi degli anni Novanta, senza che nessun paese al mondo abbia mai riconosciuto il suo status.
Qui di seguito, l’elenco dei “nuovi” stati formatesi dal 1990 ad oggi in Europa e consideriamo “solo” quelli ufficialmente riconosciuti:
11 marzo 1990 | Lituania | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
9 aprile 1991 | Georgia | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
25 giugno 1991 | Croazia Slovenia |
dichiarano l’indipendenza dalla Jugoslavia |
20 agosto 1991 | Estonia | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
21 agosto 1991 | Lettonia | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
24 agosto 1991 | Ucraina | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
25 agosto 1991 | Bielorussia | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
27 agosto 1991 | Moldavia | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
30 agosto 1991 | Azerbaigian | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
31 agosto 1991 | Kirghizistan | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
1º settembre 1991 | Uzbekistan | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
8 settembre 1991 | Macedonia | dichiara l’indipendenza dalla Jugoslavia |
9 settembre 1991 | Tagikistan | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
21 settembre 1991 | Armenia | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
27 ottobre 1991 | Turkmenistan | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
16 dicembre 1991 | Kazakistan | dichiara l’indipendenza dall’URSS |
1º marzo 1992 | Bosnia ed Erzegovina | dichiara l’indipendenza dalla Jugoslavia |
27 aprile 1992 | Repubblica Federale di Jugoslavia | nasce come successore della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia |
1º gennaio 1993 | Repubblica Ceca Slovacchia |
nascono dalla separazione consensuale della Cecoslovacchia |
4 gennaio 2003 | Serbia e Montenegro | dichiara l’indipendenza come successore della Repubblica Federale di Jugoslavia |
3 giugno 2006 | Montenegro | dichiara l’indipendenza dalla Serbia e Montenegro |
5 giugno 2006 | Serbia | dichiara l’indipendenza come successore della Serbia e Montenegro |
17 febbraio 2008 | Kosovo | dichiara l’indipendenza dalla Serbia |
Volendo potremmo considerare “fisiologici” gli stati nati dalla disgregazione dell’Urss e della ex Jugoslavia, ma cosi non è, in quanto le “costituzioni” di questi stati, non prevedevano la disgregazione della loro unità nazionale, esattamente ad esempio cosi come non lo prevede la costituzione spagnola, che non consente alla Catalogna neppure di svolgere il referendum e cosi come non lo prevede neppure la costituzione italiana che in egual modo ha impedito nel 2015 al Veneto di celebrare il Referendum per l’indipendenza che la regione veneto attraverso la spinta di movimenti indipendentisti aveva proposto.
La domanda sorge spontanea! Ma le costituzioni chi le ha scritte? Sono stati uomini o entità divine che hanno vergato a mo di dogma delle tavole della legge?
Dato che sono stati uomini a scriverle, possono ancora essere gli uomini a riscrivere le stesse “leggi”, o meglio ancora non devono essere uomini a vergare le costituzioni, ma i popoli liberi, quegli stessi popoli che chiedono sempre più a gran voce d’essere padroni del loro destino e non banderuole in mano a tecnocatri “imperialisti” europei che guardano solo agli interessi delle lobby a loro vicine.
I popoli Europei, sono molto più avanti di quanto non si possa credere, questi popoli, non vogliono la disgregazione “dell’impero” Europa, ma vogliono una ristrutturazione dell’impianto europeo, non più basato su di un Europa degli interessi ma sulla collaborazione tra popoli, vogliono la cosi detta Europa dei Popoli, i quali non sono rappresentati dalle nazioni di stile ottocentesco oggi in essere, ma dall’identità dei singoli popoli che come un puzzle compongono il territorio del vecchio continente.
Anche nella penisola italiana, culla di quello che fu l’impero romano vi sono molti movimenti indipendentisti, a partire dal Veneto fino ad arrivare alla Lombardia, la Sardegna ed anche nei territori di quello che fu il Regno delle due Sicilie.
Le due “provincie” del Veneto e della Lombardia, anche se con due percorsi differenti a breve saranno tenute a svolgere il Referendum per l’Autonomia, concetto ben diverso dall’indipendenza, ma per certi versi potenzialmente propedeutico a quest’ultima.
Sono un Indipendentista convinto, e sono perfettamente consapevole che l’Indipendenza che vorrei per il Veneto, è cosa ben diversa dall’Autonomia oggi proposta da Luca Zaia in Veneto e da Roberto Maroni in Lombardia, però ……….
Però, da indipendentista spenderò tutto me stesso affinchè i Referendum Autonomisti abbiano successo, e qui di seguito, dal punto di vista di un indipendentista ne spiego le ragioni:
L’Italia è inequivocabilmente un paese irriformabile è fallito sia economicamente, socialmente e moralmente, oggi l’Italia è metaforicamente paragonabile ad un Titanic che affonda e neppure troppo lentamente!
Con l’indipendenza i problemi si risolverebbero e questo è certo, basti pensare al residuo fiscale di €21.000.000.000 per il Veneto ed i €58.000.000.000 per la Lombardia che rimarrebbe a “casa” e già con questo avremmo un Rating finanziario pari ad una tripla AAA ( Dichiarazione Fitch )
Che sia ben chiaro, nessuno s’illuda che il giorno dopo la vittoria del SI all’Autonomia le cose cambino sul lato del pratico!
Il giorno dopo la Vittoria, non cambierà quasi nulla …….. ma ciò che cambierà avrà EFFETTI DIROMPENTI; la maggioranza dei Veneti ma anche dei Lombardi, avranno preso coscienza in modo esplicito che sono coesi verso un obiettivo e sarà quindi meno difficile portare avanti tutte le rivendicazioni a partire da quelle economiche ad arrivare a tutte le altre, quelle sociali, identitarie storiche e culturali, questo processo “virtuoso” aggregherà sempre di più e come diceva Alexandre Dumas …… “Uno per tutti tutti per uno”, perché l’unione farà la forza, quella forza di popolo indispensabile per portare avanti istanze sempre più “Importanti”.
Passo indietro ……..
passando attraverso l’autonomia, potenzialmente qualora applicata (ipotesi assai remota se considerata come quella di Trento e Bolzano) potremmo spostarci in una suite di questo Titanic Italia che sta affondando, potremmo quindi iniziare a strutturarci per il passo successivo, quel passo indispensabile all’approssimarsi dell’affondamento completo di questo stato allo sbando; il passo successivo quindi sarà quello di prendere questa suite e navigare in modo indipendente.
Quando questa strategia sarà chiara a tutti, diventerà più veloce il cammino e prima raggiungeremo l’obiettivo finale!
Potrà sembrare assurdo, ma sono convinto che un operazione del genere farebbe il bene anche del resto d’Italia, a partire dal Sud, perché questa convinzione?
Prendiamo l’esempio della Sicilia, oggi regione autonoma in preda da lustri all’”assistenzialismosi” ovvero la dipendenza dall’assistenzialismo statale, qualora venissero a mancare gli innesti sperequativi, si vedrebbe costretta a rimboccarsi le maniche e trovare soluzioni per l’autosostenibilità!
Le soluzioni ci sono, anzi ci sarebbero, cosi come vi sarebbero le capacità imprenditoriali per svilupparle, quelle stesse capacità che oggi sono soffocate da politica, burocrazia e malavita.
La soluzione base sarebbe il turismo!
Oggi, fatto 100 le presenze di turisti stranieri in Italia, il Veneto da solo produce il 40% del PIL turistico d’incoming, la Sicilia che in quanto bellezze naturali culturali paesaggistiche enogastronomiche non è seconda a nessuno ( fatto salvo la capacità d’accoglienza turistica sia per infrastrutture che servizi ) produce meno del 4% del PIL italiano, cosa assurda se si considera che la Sicilia grazie al clima potrebbe far sviluppare il periodo turistico nel territorio per oltre 8 mesi l’anno, cosa che oggi si ferma alla gestione di circa due mesi ove si può considerare realmente sfruttato il flusso turistico.
Stante quanto sopra che è una banale e semplicistica analisi, si evince come a partire da un eventuale Autonomia (al pari di Trento e Bolzano) delle regioni del Nord, piuttosto che ad una più inclusiva Indipendenza delle stesse potrebbe portare benefici a tutta la penisola, gli unici che ci rimetterebbero sarebbero la politica e la tecnocrazia che ha in serbo futuri sicuramente meno performanti per il popolo e molto redditizi per se stessa.
Roberto Agirmo
Direttivo nazionale Indipendenza Noi Veneto