Covid in Veneto: «Migliaia di morti a causa della zona gialla. Lo dimostra il confronto fra le regioni»

Tremila morti. Tanti ne avrebbe evitati il Veneto – secondo Enrico Rettore, professore di Econometria all’Università di Padova – se, nei mesi della seconda ondata, avesse adottato le stesse misure restrittive attivate in Lombardia. Così non è stato e, nelle lunghe tredici settimane trascorse in zona gialla, le vittime sono state il doppio di quelle che si sarebbero potute evitare: 6.170.

Lo studio

Il dato è esito di uno studio pubblicato su “La voce”. Il docente padovano ha analizzato la curva dei decessi di tre regioni confinanti – Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna – e della provincia autonoma di Trento. Un’area che, insieme, raccoglie dieci milioni di persone, circa un terzo della popolazione italiana. Territori molto vicini, confinanti, ma soggetti a misure molto diverse, nel corso di questi tre mesi. E quello che è accaduto è evidente a un primo sguardo.

La curva dei decessi

Le curve dei decessi sono simili sino a fine ottobre. Aumentano più rapidamente in Lombardia fino alla prima settimana di dicembre. Ma, dalla seconda settimana del mese, ecco le curve prendere direzioni completamente diverse. Il numero dei decessi crolla in Lombardia, scende in Emilia-Romagna, mentre continua a salire in Veneto e a Trento. È l’effetto delle restrizioni adottate. L’alternarsi tra le zone rossa e arancione in Lombardia; tra l’arancione e il giallo in Emilia-Romagna; la colorazione sempre gialla in Veneto e nella provincia di Trento.

In attesa di Gennaio
Per assistere a una discesa dei decessi, anche nella nostra regione, bisognerà attendere inizio gennaio; mentre il crollo dei numeri sarà solo alla fine del mese. Anche in questo caso, effetto delle restrizioni – comuni a tutte le regioni italiane – introdotte durante le feste di Natale, che hanno portato a dati piuttosto omogenei.
La dichiarazione di Rettore

«La differenza tra Lombardia e Veneto inizia a manifestarsi circa un mese dopo l’inizio della zona rossa in Lombardia. Si attenua un mese dopo l’inizio delle restrizioni di fine anno, comuni a tutte le regioni, fino a sparire del tutto» spiega infatti Rettore, osservando la curva e contestualizzando i numeri nei diversi scenari affrontati. Nel mezzo, tremila morti di differenza (un dato calcolato calibrando le cifre assolute al numero di residenti nella nostra regione) tra Veneto e Lombardia. Morti che forse si sarebbero potute evitare, se anche in Veneto fosse stato deciso l’alternarsi delle zone rossa e arancione. Ma anche 1.100 vittime in più rispetto all’Emilia-Romagna, colorata di giallo e di arancione. Mentre la curva dei decessi a Trento – sempre gialla, con restrizioni minime – è molto simile a quella del Veneto.
Le conclusioni

«Una parte rilevante dei decessi osservati in Veneto sarebbe stata evitata adottando restrizioni analoghe a quelle delle regioni vicine» conclude Rettore, evidenziando la bontà del sistema della colorazione delle zone. «Le affermazioni di quanti negano gli effetti sui decessi delle misure adottate per contenere la diffusione del contagio sono quantomeno azzardate». Adesso, fortunatamente, siamo in una nuova fase. I decessi sono ai minimi, ma a incidere non sono le restrizioni, venute meno, o quasi, ovunque. «Quello che sta accadendo adesso dipende dalla campagna vaccinale, che sta incidendo in maniera importante su contagi e ricoveri, in Rianimazione e nei reparti di sub-intensiva» spiega il docente padovano. «Non c’è alcun dubbio sul fatto che, senza vaccini, adesso avremmo davanti tutt’altro scenario».