Il rispetto della tradizione

Quando ero piccola aspettavo il Natale con gioia. Non vedevo l’ora di fare l’albero con mamma, il Presepe e che arrivasse il 25 per aprire i regali. Non dormivo neanche di notte per aspettare Babbo Natale!
E non ero sicuramente un caso isolato anzi.
In questi giorni si discute molto se sia giusto, o meno, continuare a portare avanti le tradizioni natalizie con Presepe e canzoncine di Natale, oppure no, per non offendere persone che si definiscono atee o che professano altre religioni.
La frase che leggo più spesso è che “l’Italia è uno stato laico e quindi bisogna rispettare tutti”.
Se devo dire la mia..NI!
Perché questo ha poco a che vedere con le tradizioni in realtà. Non entro nel merito storico, perché la religione ha comunque fatto il suo per secoli. A volte ho sentito gente giustificare certe azioni bellicose addirittura ricordando le crociate. ‘Eh ma anche noi abbiamo fatto le guerre in nome della religione!’
Probabilmente qualcuno pensa di vivere ancora nel XII secolo.
Del resto la nostra società ha subito molto l’influenza della religione negli anni ma qui non si combattono guerre sante, si cerca solo di portare avanti ciò che ci viene tramandato da sempre.
Credo che sia importante accogliere le persone che hanno un’altra concezione del Natale, facendo vedere come si festeggia qui.
E mi riesce difficile pensare che se dovessi trasferirmi in un paese arabo, questi non praticherebbero più il ramadan per non offendere me che sono cristiana.
E trovo abbastanza assurdo che i portavoce della chiesa invitino a non fare il presepe, in quanto ‘Gesù era un migrante e noi invece li cacciamo’.
Perché il Don in questione, che afferma certe cose, non accoglie e sfama le migliaia di anziani che non arrivano a fine mese?
Perché non aiuta i padri di famiglia disoccupati che non chiedono soldi ma un lavoro che dia loro dignità?
Tra l’altro vorrei ricordargli che Gesù era scappato con padre e madre mentre qui arrivano solo uomini, spesso in ottima forma, mentre la percentuale delle donne è esigua, quindi paragonare i clandestini ad un bambino lo trovo un po’ fuori luogo.
Che poi alla fine sia solo una questione politica ed economica è sotto gli occhi di tutti!
E con questo non voglio dire che sono contraria all’immigrazione. Ma lo sono alla clandestinità!
Se uno usa i canali normali per entrare in Italia, si cerca un lavoro e non si fa mantenere ma benvenga! Tutti devono avere la possibilità di cambiare vita. Ma in modo regolare.
Quindi io il presepe lo faccio e invito il Don a fare altrettanto, così come è stato fatto di fronte al Vaticano o dentro la Cappella Sistina!
Che insegni alle persone che accoglie che noi abbiamo una storia, degli usi e costumi che vanno rispettati e condivisi.
Accoglienza deve essere integrazione. Ma non dobbiamo integrarci noi a chi arriva!
Quando vado in un paese sono ospite, ed entro in punta dei piedi chiedendo permesso.
Non è tutto dovuto!
Mai.
Roberta Sarasin