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Il PD in Fvg premia Matteo Renzi

Anche in Friuli Venezia Giulia le primarie PD hanno premiato Matteo Renzi che ha ottenuto il 66,97% affermandosi in tutte le quattro province. Una vittoria tutto sommato scontata, con la maggioranza del partito schierata apertamente a favore dell’ex presidente del consiglio, anche se il risultato ottenuto da Andrea Orlando ovvero il 28,48%, tutt’altro che irrilevante, evidenzia in qualche modo la divisione che già esiste nel PD regionale dove, seppur siano stati pochi coloro che se ne sono già andati, potrebbero esserci a gioco medio-lungo ulteriori sorprese, anche in vista degli appuntamenti elettorali, sia quelli di giugno che, soprattutto, del prossimo anno. Per completezza, rispetto ai dati finali, v’è da dire che Michele Emiliano si è fermato al 4,55%.

A livello territoriale, Renzi è andato meglio a Pordenone, dove ha raccolto il 70,93%. Il risultato più basso del neosegretario è quello ottenuto nel collegio di Trieste-Gorizia, dove la percentuale è del 62,90%; Trieste, peraltro, si evidenzia in particolare come la provincia meno renziana, con il 62,59% dei voti. Nel collegio di Udine, Renzi ha infine ricevuto il 67,94% delle preferenze. Orlando va meglio nel collegio di Trieste-Gorizia, con il 30,73%. A Pordenone il risultato è del 29,07%, mentre a Udine si fema al 26,49%. Emiliano ha infine ottenuto il 6,37% a Trieste-Gorizia e il 5,56% a Udine, mentre non ha corso a Pordenone.

Le primarie sono servite anche a designare i venti rappresentanti dem del FVG all’Assemblea nazionale. I renziani saranno 13: 5 da Udine, 4 da Pordenone e 4 da Trieste. Gli orlandiani avranno invece 6 portavoce: 3 da Udine, 2 da Trieste-Gorizia e 1 da Pordenone. Per Emiliano, è stato infine eletto un solo rappresentante nel collegio di Trieste-Gorizia.

“La vittoria nettissima di Renzi – ha commentato Debora Serracchiani – segna un nuovo inizio per il partito, non certo ‎un rammendo con il passato. Attraverso questo congresso passa la discontinuità che tanti cittadini ci hanno chiesto. Pur nella flessione dell’affluenza, su cui assieme ad altri fattori ha probabilmente inciso anche il giorno‎ a cavallo di un ponte festivo, i quasi due milioni di elettori danno al Pd una legittimazione politica‎ che nessun’altra forza politica può vantare. Ma da cui altri potrebbero trarre ispirazione”.

Per Serracchiani “questa competizione e’ stata contraddistinta da una concretezza, da una lealtà e correttezza di fondo‎ che, dopo i giorni bui della scissione, ha dato nuovo orgoglio al partito. Da qui in avanti nessuno potrà parlare del partito di un uomo solo, ma di una grande comunità unita, con una leadership che sa dialogare‎ a largo raggio per il bene del Paese”.‎

“Domenica le persone ci hanno dato una lezione di democrazia e passione: non deludiamole e lavoriamo compatti per il bene del Paese, in una fase di rinnovamento forte della nostra azione politica” ha invece affermato la segretaria regionale del Pd Antonella Grim, mentre l’europarlamentare Isabella De Monte ha rimarcato che ““la volontà dei nostri iscritti ed elettori è stata chiara: con Matteo Renzi segretario dobbiamo andare avanti sulla strada delle riforme e rilanciare con forza l’azione del partito”.

Nessuno comunque si è espresso ufficialmente sulle possibili ricadute che i risultati delle primarie PD avranno sugli equilibri in ambito regionale dove peraltro sono già iniziate le grandi manovre in vista della scadenza prevista per la primavera 2018 quando in Fvg si andrà a votare per la guida della regione. Dato per scontato che Debora Serracchiani, al di là delle sue dichiarazioni in base alle quali sarebbe decisa a ricandidarsi, si giocherà le sue carte per il Parlamento, sembra essere una sfida a tre quella che si prospetta nel centrosinistra, con avvantaggiato, almeno così parrebbe, l’attuale vicepresidente, il renzianissimo Sergio Bolzonello, la cui candidatura sarebbe caldeggiata dalla maggioranza del partito.

L’ex sindaco di Pordenone avrebbe peraltro già assicurato ai fedelissimi che l’accordo sarebbe stato chiuso, anche se dall’interno del PD le cose, a dire il vero, sembrano tutt’altro che decise in quanto da una parte scalpita l’attuale presidente del consiglio regionale Franco Iacop, supportato dalla componente di estrazione democristriana, mentre dall’altra, rientrata l’ipotesi di Isabella De Monte che punterebbe intanto a chiudere il suo mandato in Europa, in prima fila vi è l’assessore all’agricoltura Cristiano Shaurli, udinese, fortemente sostenuto dal PD di marca diessina.

Una partita, quindi, che si giocherebbe sull’asse Udine – Pordenone, con Gorizia e Trieste che starebbero a guardare, anche se un chiarimento lo si avrà senza dubbio dopo le amministrative dell’11 giugno allorchè si voterà in diversi comuni, tra cui il capoluogo isontino dove il centrosinistra spera di strappare la guida al centrodestra, tenendo conto che l’uscente Ettore Romoli, già parlamentare di FI, non ha potuto ricandidarsi avendo esaurito il doppio mandato.

Sarà un banco di prova non da poco per il centrosinistra, e per il PD in particolare, che in terra isontina ha già perso due roccaforti come Monfalcone e Ronchi dei Legionari, la Stalingrado del Fvg, e un risultato positivo a Gorizia, che appare comunque alquanto difficile, sarebbe di slancio per la lunga volata verso il 2018.

Lucio Leonardelli

 

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