Tagli sui vaccini: il Veneto perde più della metà delle dosi attese
Procede a rilento la campagna vaccinale contro il Covid-19, dopo che Pfizer-BioNTech ha annunciato un ritardo di una settimana nelle consegne. All’Italia sono in arrivo oggi (lunedì 18 gennaio 2021) 397.800 dosi (calcolandone 6 per ogni fiala, anziché 5), 164.970 in meno di quelle pattuite (-29%). Tra le regioni più penalizzate c’è il Veneto, che perde il 53% delle dosi attese: ne arrivano per ora 22.300 anziché le previste 46.800.
Zaia su tutte le ferie
Furioso il presidente Luca Zaia: “E’ vergognoso quello che sta accadendo. Non si può dare un piano di forniture e quindi un piano vaccinale e poi sospendere le forniture del 53 per cento. Così non funziona. Poi a livello nazionale vedo che abbiamo regioni con tagli zero, altre con tagli moderato e poi regioni come noi letteralmente azzoppate”.
I tagli
“Se ci viene messa in discussione anche una sola dose la prossima settimana, non riusciremo a garantire nemmeno i richiami. Creiamo un buco nella campagna vaccinale. Dico di più: in Veneto a rischio i richiami se salta la prossima fornitura”.
Il Veneto ha somministrato finora 104.380 dosi di vaccino anti-Covid, arrivando al 67,9% del terzo lotto di fornitura di fiale Pfizer, giunta il 12 gennaio.
Ieri, domenica 17 gennaio, un netto rallentamento: sono state effettuate solo 1.659 inoculazioni. L’Ulss che ne ha somministrate di più è quella di Padova (17.298), seguita da Venezia 814. 930) e Treviso (14. 782). Ora però si apre una fase problematica nella campagna, determinata dal taglio unilaterale delle forniture da parte di Pfizer: mediamente calcolato in un –29%, il taglio deciso dalla casa farmaceutica ha nella realtà un andamento ineguale e per molti versi incomprensibile giacché prescinde dalla concreta capacità vaccinale dei destinatari.
Le più penalizzate
A Treviso la prevista riduzione nella fornitura delle dosi di vaccino anti Covid-19 annunciato dall’azienda farmaceutica Pfizer costringe l’Azienda Ulss 2 ad annullare il «V-Day» inizialmente fissato per il 23 gennaio prossimo in cui, grazie anche ad un’intesa con sigle di categoria della professione medica, la dose avrebbe dovuto essere somministrata a 6.000 persone. Ne ha parlato il direttore generale della stessa Ulss n.2, Francesco Benazzi, incontrando la stampa. «Domani – riferisce il manager – arriveranno 3.510 dosi, cioè circa la metà di quanto era stato inizialmente a noi destinato. Da oggi alla fine del mese, perciò, utilizzeremo il farmaco disponibile solo per somministrare la seconda dose a chi sia già stato vaccinato una prima volta, allo scopo di non vanificare la prima iniezione, e dovremo rinunciare – ha concluso Benazzi – ad avviare come previsto le vaccinazioni alle prime fasce di ultraottantenni».
Nel concreto, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia (con dosi dimezzate) sono le regioni più penalizzate, un po’meglio va al Lazio e alla Puglia. Nessuna danno per Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta. La circostanza costringerà la sanità veneta a sospendere per una decina di giorni le nuove vaccinazioni, riservando la scorta e il prossimo arrivo ai richiami.
La reazione di Fedriga
Tra le reazioni più accese, quella del governatore friulano: «C’è chi non ha subìto alcuna penalizzazione e chi, come la nostra regione e il Veneto, hanno un taglio superiore al 50%», è la premessa di Massimiliano Fedriga «penso sia utile un riequilibrio che tenga conto della virtuosità nell’organizzazione della campagna vaccinale». Il taglio, ha spiegato Fedriga, «è stato fatto sulle scatole. Chi ad esempio ne aveva tre ora ne ha una. Rispetto all’organizzazione dei singoli territori, a detta di Pfizer, c’è stato chi è stato fortunato e chi no». Ma «non si può basare la campagna vaccinale sulla fortuna o sulla sfortuna, ma sulla capacità di vaccinare». Il rischio, ha ribadito durante un incontro a Trieste, è che ci sia «un rallentamento della campagna vaccinale in regione», perché che «se ci saltano le forniture per le seconde dosi, faremmo un danno incalcolabile».
Arcuri
Conclusioni? Il commissario all’emergenza Domenico Arcuri non nasconde le difficoltà e guarda al 29 gennaio, quando l’Agenzia europea del farmaco deciderà sul via libera all’antidoto di AstraZeneca: «Se sarà disponibile senza condizioni particolari, avremo altri 40 milioni di vaccini, 16 milioni già nel primo trimestre dell’anno».