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Storia di Solomon, il profugo boy scout che sogna di diventare dottore

Solomon Ojese Ose è sbarcato in Italia il 7 luglio scorso.
Lui, un ragazzo cattolico nigeriano di soli 26 anni, è venuto in Italia con una speranza, quella di poter avere una vita migliore. E’ lui che incontriamo andando a conoscere la cooperativa Cosep, una delle 13 cooperative del Consorzio Veneto Insieme che si occupa di accoglienza diffusa dei profughi. La cooperativa ha cominciato a lavorare in questo ambito a Padova solo da maggio scorso e ad oggi conta 16 profughi in due appartamenti, uno all’Arcella l’altro in zona Stanga. Tutti questi ragazzi arrivano dall’hub di Bagnoli dove sono rimasti per 11 mesi.
Prima  di Padova e anche oggi Cosep lavora in questo ambito a Vicenza con  58 richiedenti asili ospitati in tre distinte strutture. Solomon ci racconta di come il suo paese stia vivendo momenti molto difficili e che proprio a causa del presidente, Muhammadu Buhari che usa la forza per convertire i cattolici all’Islamismo, lui ha dovuto lasciare la sua casa e la sua famiglia. Ma non è solo questo a spingerlo a venire in Italia. Lui è un ragazzo molto sveglio, nel suo paese ha studiato come tecnico di laboratorio e ha lavorato come infermiere in diversi ospedali ed è qui anche per coltivare questa sua passione, studiare e diventare un giorno un medico come lo ero suo padre.
Oggi vive a Padova in un appartamento, gestito dalla cooperativa Cosep, con altre 8 persone. Al momento, mentre segue diverse lezioni per imparare l’italiano, fa il volontario nella parrocchia di Pio X alla Stanga e il cambusiere nel gruppo scout della zona.  Solomon ha ottenuto, con un iter di 10 mesi,  un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Oggi spera di poter realizzare  il suo sogno di diventare medico così da poter far venire qui anche sua moglie e suo figlio Wisdom, di 4 anni e i e costruire assieme un nuovo futuro.
La Società Cooperativa Sociale Cosep, nasce nel maggio del 1984 a Padova, da sempre si occupa di problematiche relative alle persone senza dimora e in situazione di disagio.
Da dicembre 2014 si dedica all’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e di aiutare anche fisicamente e psicologicamente gli ospiti delle strutture in gestione.
“Ciò che rallenta l’integrazione – racconta il coordinatore del progetto di Padova di accoglienza e richiedenti asilo Kangni Rodrigue Attiogbe– è la paura del diverso, del fatto che l’altro possa essere cattivo ma superata questa paura, si possono creare legami forti e duraturi. Nonostante questo il processo di integrazione oggi è molto più rapido che in passato proprio perché oggi le persone sono abituate alla presenza di immigrati nel paese.
Un elemento importante per favorire questa integrazione è naturalmente lo studio della lingua “per creare delle relazioni ed è grazie alla lingua che i migranti possono ottenere ciò che desiderano, un impiego e una vita migliore” conclude Kangni, laureato, già educatore nelle strutture di Vicenza.

Giuliana Lucca

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