Avvocato Marco Sitran, candidato alla carica di Sindaco per il Comune di Venezia
Cosa l’ha convinta a candidarsi?
“Mi ha convinto a candidarmi l’enorme entusiasmo riscontrato a Venezia durante la campagna referendaria per la suddivisione del Comune di Venezia, dello scorso autunno: teatri e atenei pieni e straripanti, nonostante l’acqua alta eccezionale di quei giorni. Il fronte referendario, che io rappresento dal 2011, si è sfaldato e non sono siamo stati in grado di fare sintesi elettorale come autonomisti. Io avrei fatto volentieri a meno di fare l’ennesimo candidato sindaco se vi fosse stata la volontà di proseguire, tutti insieme, verso un un unico obiettivo: la riqualificazione del territorio attraverso un “sano” decentramento amministrativo”.
Quali sono i punti del suo programma al di là della lista che rappresenta?
“I punti del programma sono: a) elezione popolare degli organi della città metropolitana previo scorporo del Comune come per legge; b) statuto speciale per Venezia; c) pro sindaco per la Terraferma; d) bilanci separati per Venezia insulare, Mestre e Marghera; e) incentivazione della residenziali permanente; f) agevolazioni fiscali per artigianato ed imprese di qualità; g) governo dei flussi turistici e riqualificazione della ricettività; h) riqualificazione dei trasporti e della mobilità; i) tutela dell’ambiente e implementazione delle attività culturali; l) sicurezza e supporti alla popolazione; m) lotta all’abusivismo e tutela delle tradizioni”.
Se eletto, quale sarebbe la sua prima azione?
“La prima azione se fossi eletto sindaco è quella di avviare un protocollo d’intesa per la messa a disposizione del patrimonio pubblico a fini residenziali e per imprese di qualità, in collaborazione anche con gli enti religiosi, avviando al contempo le procedure di scorporo del comune per l’elezione diretta, popolare, degli organi metropolitani e per uno statuto speciale (che consenta, attraverso la leva fiscale, di attrarre nuovi residenti – in particolare giovani – e imprese di qualità). Bloccherei i cambi di destinazione d’uso, se non necessari, ed esproprierei l’isola della grazie creando uno spazio per i giovani. Tratterei, inoltre, per l’acquisizione dell’isola di Poveglia con Cassa Depositi e Prestiti”.
Come sta vivendo queste elezioni per certi versi giocate più sui social che a confronto con la gente? Lei come si sta comportando?
“Queste elezioni estive (balneari) con distanziamento sociale sono davvero le più anomale che abbia mai visto. Un totale disinteresse da parte della popolazione, stanca e rassegnata, soprattutto nelle isole minori della Laguna (per una mobilità inefficiente). Io sto vivendo questa campagna elettorale con serenità, sapendo di poter rappresentare in pieno l’istanza autonomista che senza sosta sto portando avanti da 10 anni. Si consideri che per la prima volta in 50 anni al referendum del 1 dicembre 2019 il 66% dei votanti in questo Comune ha detto SI alla divisione; a Venezia insulare si è raggiunto quasi il 90% di favorevoli. E politicamente non si può far finta di niente, come invece ritengono i partiti. Il mio è un atto doveroso per coerenza e voglia di non mollare mai. Fino alla raggiunta autonomia”.
Faccia un appello al voto
“Il mio accorato appello al voto è che occorre avere una rappresentanza civica importante in Consiglio per poter realizzare l’unico piano di salvezza per il Comune di Venezia: un’amministrazione di prossimità, finalmente dalla parte dei cittadini e delle imprese (di qualità). Politicamente Venezia insulare non esiste, in quanto il bacino elettorale è in Terraferma.
Le città non sono state costruite per i turisti. Marghera è il punto nodale per il rilancio del territorio. Bonifiche e nuove imprese green (cittadella del Cinema?).
La gente avrebbe il diritto di essere informata e tornare a votare, ma purtroppo se siamo a questi desolanti livelli di vita in questo Comune lo si deve in buona parte anche al disinteresse della popolazione residente. A. Venezia hanno sempre comodato le categorie professionali del turismo.
Molti stranieri non hanno diritto di voto e/o non sono stati sufficientemente informati dei loro diritti politici elettorali. Vi sono molti ghetti e, più in generale – ribadisco – avverto un totale disinteresse, quasi un fastidio, tra la popolazione, preoccupata molto di più per il rientro a scuola dei giovani, dopo il lockdown che per le imminenti elezioni”.
Descriva se stesso in poche parole e perché condivide certi ideali
“Sono un sognatore, amo i viaggi e la fotografia. Sono veneziano, padre di tre figli (piccoli), faccio l’avvocato, con studio anche a Bucarest. Sono un federalista convinto, da sempre. Ho vissuto all’estero per molti anni, poi ho incontrato una veneziana, musicista, e sono rientrato. Ho stabilito dunque la mia residenza a Venezia (prima abitavo al Lido, con studi a Bucarest e a Roma) e la devastazione della mia città, vivendola, mi ha fatto pensare ed agire per migliorare la situazione, che dovrebbe essere ritenuta inaccettabile per ogni veneziano. Mi sono ribellato a questa politica e ritengo che solo attraverso un comune autonomo di Venezia insulare, Venezia potrà risorgere dalle sue ceneri, come l’Araba Fenice. Cerco da 10 anni di fare la mia parte per il bene di Venezia e della sua laguna. Perché Venezia è laguna”.
Per quale motivo dovrebbero dare il voto a lei o a un altro della lista?
“La gente che crede nel mio progetto dovrebbe continuare a darmi fiducia, come è stato per il referendum. Lo statuto speciale si può ottenere solo attraverso il preventivo scorporo dalla Terraferma, essendo l’insularità il presupposto necessario per ottenerlo. Il resto sono solo chiacchiere e distintivo. Diffidate da chi senza aver mai fatto nulla propone a parole lo statuto speciale, abusando di chi come il sottoscritto ha fatto e continua a fare i passi concreti per ottenerlo. Ho perseverato, senza mai mollare un attimo la prese, in questi anni, con enormi sacrifici, senza cariche istituzionali e con la partitocrazia contro. Ho presentato il progetto di legge, ho raccolto le firme del progetto di legge popolare, l’ho sostenuto in ogni occasione, anche innanzi ai Tribunali, e abbiamo vinto, nonostante i media e i partiti non lo vogliano riconoscere. Il 7 ottobre pv ci sarà l’udienza di discussione nel merito del mio ricorso contro la Regione Veneto che aveva previsto un quorum per la validità della consultazione popolare. La partita non è affatto chiusa. Nel frattempo contiamo di contare politicamente, per agevolare di molto il nostro compito, che è quello di salvare Mestre, Venezia e Marghera, o, meglio, di ricostituirne il tessuto socio-economico e ambientale. Con particolare attenzione all’ambiente”.