Veneziano

Veneto e Venezia. Ok ma col contratto

Tormentone finito. O almeno così sembrerebbe. Il centrodestra tornerà a correre unito in Veneto e Venezia alle prossime elezioni regionali. E sarà unito anche nel capoluogo di regione, pur non avendo un candidato né verde padano, né azzurro, né tricolore. La nota congiunta Matteo Salvini – Giorgia Meloni – Silvio Berlusconi per prima, dalla leader di Fratelli d’Italia, apre dunque le danze del voto, non ancora ufficializzato ma ormai certo, del 20 e del 21 settembre, ma lascia anche un po’ di amaro in bocca ai leghisti veneti.

La tentazione doppia: Veneto e Venezia

La tentazione c’era ed era forte. Correre da soli, soprattutto in Regione Veneto dove Luca Zaia, forte di una popolarità rinsaldata e aumentata con la gestione dell’emergenza sanitaria, continua a furoreggiare in tutti i sondaggi. Da soli in Veneto avrebbe significato per Zaia non dover più raggiungere accordi in consiglio regionale con gli alleati. A partire dai Fratelli della Meloni che in questi cinque anni sono stati talvolta una spina nel fianco. Avrebbe significato non solo decidere le liste e la giunta, ma anche governare. Senza che nessuno potesse fiatare. Anche se, paradossalmente, una corsa solitaria della Lega avrebbe danneggiato lo stesso partito di Salvini. Che, come e più del 2015, avrebbe rischiato di restare schiacciato dalla lista Zaia Presidente.

E, altro paradosso, anche il Pd e il centrosinistra avrebbero sofferto dovendo poi dividersi i posti spettanti alla minoranza assieme a FdI e FI. Tant’è, anche se in Veneto le tentazioni e le spinte per una corsa solitaria della Lega sono state forti, alla fine ha prevalso (forse) la compattezza dell’alleanza. E, soprattutto, lo sbarco al Sud di Salvini a partire da Reggio Calabria dove l’obiettivo è eleggere il sindaco del Ponte. Solo un dettaglio potrebbe far saltare l’intesa: l’autonomia.

Il nodo Veneto e Venezia

Di un contratto per l’autonomia ha parlato il governatore Zaia dopo la visita di Salvini, la settimana scorsa a Verona, in quell’incontro poi derubricato alla categoria abbuffata di ciliegie. «Ci sono due copie di quel contratto, una ce l’ho io, l’altra ce l’ha Matteo», aveva detto il governatore. Un contratto – «Cinque pagine molto concrete e dettagliate scritte da Zaia», fanno sapere dalla Lega – che, per essere valido, deve essere firmato dagli alleati. «Si va in coalizione – dicono in casa della Lega – solo se il centrodestra accetta l’autonomia a tutti i livelli, nazionale e locale. Ovvero se i dirigenti locali degli alleati e i loro leader nazionali condividono la riforma».

Quale riforma? Non una nuova, ma quella già delineata dall’ex ministro agli Affari regionali Erika Stefani e poi affossata dal Movimento 5 Stelle del primo governo Conte. Adesso, in vista del 2023 quando il centrodestra punta a riprendersi Palazzo Chigi, il problema potrebbe arrivare dai nazionalisti di Fratelli d’Italia? «Sull’autonomia ci stanno lavorando i big – riferisce Luca De Carlo, deputato e coordinatore veneto di FdI – Sarà preparato un documento non solo sull’autonomia, ma sull’intero programma elettorale». L’alleanza, del resto, serve anche a questo: a Salvini per piantare radici al Sud, a Zaia per far approvare da una maggioranza in Parlamento tutte le possibili forme di autonomia previste dalla Costituzione. Se sarà, capiterà nel 2023, cinque anni dopo il referendum. A meno che i giallorossi del Conte Due non stupiscano.

In Laguna

L’altra tentazione di strappo riguardava la laguna, dove nel 2015 la Lega corse da sola al primo turno. La ricandidatura del sindaco uscente fucsia Luigi Brugnaro, patròn di Umana e della squadra di basket Reyer, è certa, ma adesso è certo che con la coalizione allargata il primo cittadino mira a evitare il ballottaggio contro il sottosegretario dem Pier Paolo Baretta. «Già prima dell’emergenza Covid il nostro orientamento era di correre uniti», dice il referente veneziano della nuova Lega di Salvini, Andrea Tomaello. E se mai qualcuno avesse premuto per rompere, probabilmente ci avrebbe pensato Zaia, come si è visto in questi giorni con la vicenda del Porto, a ricucire i rapporti con Brugnaro.

I dubbiosi tra Veneto e Venezia. Bellati

Il patto per l’autonomia richiesto dalla Lega al centro-destra fa sorridere infatti di questi patti ne abbiamo sentiti e conosciuti tantissimi nel corso dei 20 anni precedenti. Da quando si parla di autonomia e federalismo quello che ci insegnano questi 20 anni passati che i patti fatti nell’ambito del centrodestra per le autonomie il federalismo non hanno mai avuto delle conseguenze positive per la realizzazione di questi grandi obiettivi. Se guardiamo chi ha adottato leggi, chi ha fatto riforme scopriamo che quasi tutte sono state fatte dal centro-sinistra o col supporto determinante del centrosinistra quindi è col sorriso che assistiamo ad uno di questi nuovi Patti per l’autonomia. Con un sorriso amaro perché sappiamo che alla fine il centrodestra l’autonomia non ce la darà mai.

La ragione è molto semplice l’autonomia da alcune forze politiche è considerata divisione il federalismo un modo per disgregare l’unità del paese ed è peccato perché queste forze politiche Non si rendono conto che invece l’autonomia il federalismo uniscono ma soprattutto portano responsabilità nella gestione del denaro pubblico e quindi possono portare la riduzione del debito pubblico che il grande macigno che noi abbiamo sul nostro futuro e sul futuro dei nostri figli.

Rosteghin. Tra Veneto e Venezia

Non stupisce la notizia apparsa sui giornali relativa alla volontà da parte dell’attuale sindaco di presentarsi sin dal primo turno con una coalizione di centrodestra, insieme a Lega  e Fratelli d’Italia. Credo che questo sia un giusto elemento di chiarezza in grado di permettere all’elettore di scegliere a settembre in modo chiaro e ineludibile tra due modelli di città differenti e alternativi. I problemi della città li conosciamo bene. Sono le possibili soluzioni ad essere diverse. Credo per esempio che debba essere affrontato in maniera articolata e precisa il tema della sicurezza. Coniugando la necessaria repressione con politiche di welfare.

E che insieme debbano essere finalmente prese in carico le drammatiche questioni relative al commercio, all’urbanistica e senza dubbio anche alle politiche educative. Crediamo serva rilanciare il ruolo di Porto Marghera ripartendo dalle aree Eni non più acquisite dal comune. Che serva rilanciare la residenza attraverso il meccanismo del canone concordato. Sia necessario costruire una forte relazione fra Comune e mondo universitario creando le condizioni per portare il post Lauream a Venezia e favorire così l’insediamento di nuove imprese. Che serva rivedere il tema del turismo, per non ritornare alla situazione degli scorsi anni, ma garantendo occupazione e risorse alla città. Restituire funzioni alle Municipalità per affrontare i problemi di prossimità quali la manutenzione e l’assegnazione degli spazi. Come sia necessario rinsaldare il legame tra Comune e associazioni culturali e sportive, vero baricentro della nostra società.

Elena La Rocca

“Ci si può fidare davvero, almeno nel comune di Venezia, di un sindaco che già una volta ha dimostrato di non rispettare i patti? Se non lo ha fatto in Comune, figuriamoci in regione. Veneto e Venezia unite da un contratto? Non lasciamoci prendere in giro. Se basta un esempio per avere una prova, basta ricordare quanto accadde 5 anni fa. Un bello scritto firmato da Brugnaro, un esponente delle civiche e della Lega che avrebbe agevolato il referendum di separazione tra Mestre e Venezia. Il risultato? Opposizione completa da parte del Sindaco, ricorso al Tar e fallimento perchè, a differenza di quello regionale, si è ricorso al quorum. Basta? Direi di si. Di certo c’è poco da fidarsi.

La Lega tace tra Veneto e Venezia

In tutto questo la Lega ancora non si esprime. Le condizioni sono chiare ma neppure Andrea Tomaello può confermare che ci sarà un appoggio a Brugnaro in cambio del patto. E si riserva altri giorni per dichiarare qualcosa. E intanto sta alla finestra e non dimentica….

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